BRUSASCO

Se il fidanzato diventa carnefice: giovane a processo per stalking

Sembra la trama di uno di quei documentari realizzati per mettere in guardia le persone da trappole social che potrebbero creare gravi conseguenze.

Se il fidanzato diventa carnefice: giovane a processo per stalking
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Sembra la trama di uno di quei documentari realizzati per mettere in guardia le persone da trappole social che potrebbero creare gravi conseguenze. Invece è tutto vero ed è stato raccontato tutto nell’aula di tribunale di Asti dalla vittima di un processo per stalking e minacce.

Se il fidanzato diventa carnefice: giovane a processo per stalking

Sembra la trama di uno di quei documentari realizzati per mettere in guardia le persone da trappole social che potrebbero creare gravi conseguenze. Invece è tutto vero ed è stato raccontato tutto nell’aula di tribunale di Asti dalla vittima di un processo per stalking e minacce.
Un processo che affonda le radici in un incontro sui social e in una brevissima relazione finita male; un processo che racconta uno spaccato modernissimo dei rischi che si corrono in rete; un processo condotto con delicatezza dal PM Macciò che ha fatto emergere con chiarezza la paura della donna che si è seduta sul banco dei testimoni.

I fatti

«Ho conosciuto quel ragazzo tramite Facebook alla fine del 2019 – racconta la donna che fa la commessa in una grande catena di negozi alimentari – ci siamo subito piaciuti e ci siamo messaggiati a lungo. Poi ci siamo scambiati i numeri di telefono, ci siamo sentiti e infine io l’ho raggiunto nel paese in cui abita, a Brusasco. Andavo a prenderlo a casa, uscivamo insieme, passavamo del tempo in intimità. All’inizio sembrava una brava persona, persino un po’ timido, ma molto dolce e presente, poi tutto è cambiato».
Nel racconto della donna, appena un mese e mezzo dopo essersi conosciuti, lui è diventato possessivo, assillante, pretendeva da lei totale dedizione e totale controllo della sua vita. Era arrivato anche a creare falsi profili social con i quali le chiedeva l’amicizia e cercava di sedurla sotto un altro nome per vedere come lei si sarebbe comportata con altri ragazzi. Cosa che l’ha spaventata e l’ha spinta ad allontanarsi da lui.
«Da quel momento è iniziato il mio incubo – ha raccontato in aula – io gli avevo imprudentemente, su sua insistente richiesta, mandato delle mie foto in atteggiamenti intimi e l’ultima volta che abbiamo avuto rapporti lui, nonostante io non volessi, si è fatto un selfie con me in cui comparivo nuda. Quelle foto sono diventate armi nelle sue mani».
Il ragazzo ha iniziato a ricattarla dicendole che se lo avesse tenuto lontano dalla sua vita o lo avesse bloccato sia su Whatsapp che su Messenger, lui, che nel frattempo aveva stretto amicizia, sempre via social, con parenti, amici e colleghi della vittima di stalking, avrebbe inviato le foto a tutti. E ogni volta gliele rimandava giusto perché lei si ricordasse che lui le possedeva ancora.
«Per me sarebbe stata una vergogna insuperabile – ha raccontato al giudice Bertelli – così l’ho assecondato e ho sopportato mesi di telefonate e messaggi continui in ogni momento della giornata. Avevo paura ad uscire, avevo paura che si presentasse sul lavoro a fare scenate, tenevo continuamente il telefono in mano e avevo chiesto alle amiche con cui mi ero confidata di controllare continuamente i social per paura che pubblicasse quelle maledette foto».
Ma lui è andato oltre. In cambio della non divulgazione delle foto (che per fortuna non è poi mai avvenuta essendo intervenuto il sequestro di cellulari e pc da parte della Procura di Asti prima che potesse capitare) per un periodo ha chiesto alla spaventatissima ragazza di fare la carina con lui. Pretendeva ogni mattina un messaggio con un’emoticon romantica e qualche frase carina, come se fossero rimasti due teneri innamorati. «Sono stati i giorni più duri, perché lui non era mai contento di quello che gli scrivevo e a me costava uno sforzo enorme rivolgermi a lui con gentilezza mentre avrei solo voluto che sparisse dalla mia vita». Costituita parte civile con l’avvocato Gianluca Bona, ha confermato che la controparte, difeso dall’avvocato Luigi Florio, in questi mesi ha avanzato proposta di composizione della vicenda con ritiro della querela e risarcimento danni, ma lei, anche in aula, ha ribadito il suo no: «Sono troppo spaventata, non mi interessano i soldi, voglio solo che lui capisca che deve lasciarmi in pace. Mi porto questo macigno dentro da troppo tempo e ho paura che questa cosa non finisca mai».
L’udienza è stata rinviata a settembre.

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